21 Ottobre 1945

Il 21 ottobre 1945 circa 1500 donne furono ricevute nell’Aula della Benedizione del Santo Padre, che tenne loro un discorso illustrativo della dignità del sesso e dei compiti specifici nella famiglia e nella società, da cui sono tratte le parti qui riportate.

[…] II. – DOVERE DELLA DONNA DI PARTECIPARE ALLA VITA PUBBLICA NEL TEMPO PRESENTE

Concluderemo Noi dunque che voi, donne e giovani cattoliche, dovete mostrarvi ritrose al movimento che vi trascina, di buona o di mala voglia, nell’orbita della vita sociale e politica? No certamente. Dinanzi alle teorie e ai metodi che, per differenti sentieri, strappano la donna alla sua missione e, con la lusinga di una emancipazione sfrenata, o nella realtà di una miseria senza speranza, la spogliano della sua dignità di donna, Noi abbiamo inteso il grido di apprensione che invoca, il più possibile, la sua presenza attiva nel focolare domestico.

La donna è infatti trattenuta fuori di casa non soltanto dalla proclamata emancipazione, ma spesso anche dalle necessità della vita, dal continuo assillo del pane quotidiano. Invano dunque si predicherà il suo ritorno al focolare, finché perdureranno le condizioni che non di rado la costringono a rimanere lontana. E così si manifesta il primo aspetto della vostra missione nella vita sociale e politica, che si apre dinanzi a voi. La vostra entrata in questa vita pubblica è avvenuta repentinamente, per effetto dei rivolgimenti sociali di cui siamo spettatori; poco importa! Voi siete chiamate a prendervi parte; lascerete forse ad altre, a quelle che si fanno promotrici o complici della rovina del focolare domestico, il monopolio dell’organizzazione sociale di cui la famiglia è l’elemento precipuo nella sua unità economica, giuridica, spirituale e morale? Le sorti della famiglia, le sorti della convivenza umana, sono in giuoco; sono nelle vostre mani; tua res agitur! Ogni donna dunque, senza eccezione, ha, intendete bene, il dovere, lo stretto dovere di coscienza, di non rimanere assente, di entrare in azione (nelle forme e nei modi confacenti alla condizione di ciascuna), per contenere le correnti che minacciano il focolare, per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organizzare e compire la sua restaurazione.

A questo motivo impellente per la donna cattolica di entrare nella via, che oggi si schiude alla sua operosità, se ne aggiunge un altro: la sua dignità di donna. Ella ha da concorrere con l’uomo al bene della "civitas", nella quale è in dignità uguale a lui. Ognuno dei due sessi deve prendere la parte che gli spetta secondo la sua natura, i suoi caratteri, le sue attitudini fisiche, intellettuali e morali. Ambedue hanno il diritto e il dovere di cooperare al bene totale della società, della patria; ma è chiaro che, se l’uomo è per temperamento più portato a trattare gli affari esteriori, i negozi pubblici, la donna ha, generalmente parlando, maggior perspicacia e tatto più fine per conoscere e risolvere i problemi delicati della vita domestica e familiare, base di tutta la vita sociale: il che non toglie che alcune sappiano realmente dar saggio di grande perizia anche in ogni campo di pubblica utilità.