10/17 Febbraio 1946

 

Nell’imminenza del voto femminile, che cosa pensavano le donne?
Ora che finalmente il suffragio era stato concesso, quali erano i sentimenti in proposito di chi avrebbe esercitato per la prima volta questo diritto? La rivista Gioia tentò di rispondere al quesito indicendo un referendum (10 e 17 febbraio 1946) fra le proprie lettrici. Per invogliarle a partecipare si misero in palio alcuni premi che, nella loro semplicità e modestia, descrivono bene la penuria di materiale di un Paese appena uscito da una guerra.

Con che atteggiamento interiore vi presenterete alle urne?

Gemma Cavallo – Milano
Mi presenterò alle urne con piena coscienza dell’azione che starò per compiere e con serena
consapevolezza della responsabilità che il diritto al voto impone.
Un solo voto in più o in meno al partito che dà maggior affidamento per i programmi e per gli uomini che si propongono di attuarli, contribuirà ad aumentare o a diminuire l’influenza benefica nella vita della Nazione.

Irene D’Amato – Matera
Mi presenterò alle urne con spirito sereno, e soprattutto fiducioso che il mio voto contribuirà alla rinascita della Patria, povera nave in balia della tempesta. Altra volta le donne d’Italia si presentarono ad altre urne e vi depositarono il pegno sacro del loro amore: la fede nuziale che doveva servire a venire in aiuto alla Madre in armi. E vi andarono con spirito fiducioso anche allora. Ma purtroppo quello fu un tradimento: bisogna che il voto di oggi lo redima e sia veramente l’impulso di ripresa e di ricostruzione morale e materiale per lei.